mercoledì 28 settembre 2011

Sarah Jinette

Erano passati due anni dalla morte di Alice Warestone Jinette. Due anni difficili. Tutti ne sentivano ancora la mancanza. Ogni sera la piccola Sarah si affacciava alla finestra del tinello, guardava il cielo e mandava un bacio con la mano alla madre lontana. Un bacio “con lo schiocco”, come le piaceva tanto. Si era persuasa che non sarebbe più tornata ma in fondo al cuore continuava a sperare il contrario. Suo padre aveva ricominciato a sorridere, ma non usciva quasi mai se non per fare le commissioni o per andare a lavorare; la sera le leggeva le favole, o andavano tutti e cinque a passeggiare per i prati e suo padre narrava loro tanti aneddoti sulla storia della propria famiglia o sulla  Francia.
Da un anno aveva iscritto sua figlia alla scuola materna: si divertiva lì, c’erano tante bambine con cui giocare; con una in particolare, Elenoire, aveva stretto una grande amicizia. Lei era chiacchierona e paffutella, con tanti capelli ricci e rossi. Abitavano vicini per fortuna: non riuscivano a staccarsi l’una dall’altra, erano come sorelle. Era quello che le ci voleva dato che viveva tra soli uomini! Gradualmente, dietro insistenza di sua figlia, Etienne conobbe i genitori di Elenoire, i Fabreux, una coppia molto affiatata e allegra che trattavano la propria bambina come un diamante poiché non potevano averne altri.
-Ci sarebbe piaciuta una famiglia allargata come la tua, ma purtroppo ho subito un intervento dopo il parto di Elenoire- gli disse Matilde Fabreux mentre sorseggiavano un tè fresco nella sua modesta cucina.- l’intervento mi ha salvato la vita ma non potremo avere altri figli. Anche se… immagino non sia facile per te, ora.- Gli sorrise con simpatia. Etienne ricambiò il sorriso e tentò di scherzare:
-No, non lo è, ma ti posso assicurare che con tre maschi e una femmina in casa a volte vorrei concedermi..come dire?una bella vacanza!-
-Bene, - aggiunse Bernard Fabreux, ridendo - mi sembra che le nostre due bambine siano molto affiatate…
-Già, -rispose Jinette, - sono felice, credo abbiano bisogno entrambe di un’amica della loro età. Io ho una sorta di ranch, che ne dite di venire da me un fine settimana di questi?Potremmo fare una grigliata, e le bambine starebbero insieme. E vi presenterei la mia famiglia.
-Volentieri!Facciamo questo sabato?
Intanto, nel coloratissimo salone pieno di quadri e luci, Elenoire e Sarah guardavano la televisione. C’erano due bellissime ballerine che volteggiavano su un palco scuro, i capelli fermamente legati come una cipolla sulla loro testa, avevano ai piedi scarpe legate con un nastro bianco lucidissimo, e avanzavano sulle punte mentre il tulle fluttuava leggero nell’aria. Le due bambine erano come rapite da quello spettacolo, e quella musica, così delicata, con quelle note dolci e trascinanti… era come sognare ad occhi aperti…
-Sarah! Elenoire! Dove siete?
Matilde le stava chiamando, preoccupata perché non le sentiva ma non le risposero. Erano affascinate da quanto vedevano e non sentivano altro che la musica.
-Sarah!...Elen…. ah, ma siete qui!, perché non rispondete?
-Mamma, - rispose finalmente sua figlia, -  stiamo guardando quelle farfalle…guarda come sono belle…
-Ma tesoro, - replicò sgomenta la donna, che vedeva sullo schermo solo due magrissime ballerine che saltavano da un punto all’altro dal palcoscenico, - sono delle ballerine non…
-Sì ma sembrano farfalle sorridenti signora Fabreux – Sarah le sorrise, si alzò dal pavimento e corse da suo padre –Papà! Papà!
-Perché gridi, Sarah! Cos’è successo?!
-Papà, voglio diventare una ballerina! Una brava ballerina!
Etienne guardò Bernard con aria perplessa e questi si strinse nelle spalle. La bambina agitava i capelli e tutto il corpo con tante giravolte, cercando di ripetere ciò che aveva visto poco prima. Era come posseduta, non si riusciva a fermarla.
-Sarah, smettila!Cos’è questa storia della ballerina?Fermati o ce ne andiamo!
-Papà, ho deciso che farò la ballerina da grande, come quelle in tivvvùùùùùùùùù!
Si mise a correre, urlando per la gioia. Era fatta così Sarah, si entusiasmava subito…
Il suo amico cercò di rincuorarlo -Non ti preoccupare, vedrai che entro domattina si sarà scordata tutto, anche Elenoire è così, vuole tutto ciò che vede ma poi si stufa subito o se ne scorda per fortuna!
Una settimana dopo Etienne stava varcando la soglia di una scuola di danza, reggendo per mano un piccolo diavolo dagli occhi verdi. Non era convinto che fosse una buona idea ma la bambina non aveva fatto che parlare di danza, cercando di disegnare ballerine ogni quando le era possibile, a scuola, dalla nonna, in casa. Non disturbava più neppure i gemelli Jean e François affinché le preparassero il pane con la cioccolata o giocassero con lei. Non mangiava più neanche i dolci della nonna!
Al termine della settimana, dopo cena, andò da suo padre che stava leggendo il giornale sulla veranda, il luogo che preferiva, e gli chiese, molto semplicemente: -Papà, non riesco più a fare la bravissima e a non mangiare la torta della nonna…Mi porti alla scuola della danza?
Suo padre non poté far altro che scoppiare a ridere e dire: -Ma certo, tesoro!

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