mercoledì 28 settembre 2011

Constance, Emma e il sesso

Immagine di L'amante di Lady Chatterley” -Le altre? Non ce ne sono. Soltanto, credo per esperienza che la maggior parte delle donne siano così: vogliono un uomo ma non vogliono l'amore sessuale; vi si rassegnano come a un male inevitabile. Quelle che sono più fuori moda se ne stanno distese, inerti, e lasciano fare. Non ci trovano a ridire, e poi ti vogliono bene.
Ma la cosa in sè non è nulla per loro, soltanto un po' ripugnante. E la maggior parte degli uomini ne sono soddisfatti. Io ne ho orrore. Ma le donne scaltre, fatte a quel modo, fingono di essere diverse. Simulano di essere piene di passione, di provare grandi brividi. Ma è una commedia. Poi ci sono quelle che amano tutto, tutte le sensazioni, tutti i godimenti, eccetto quello naturale. Fanno sempre godere quando non si è dove si dovrebbe essere per godere. Poi ci sono le dure, che occorre il diavolo per farle godere, e godono da sole, come mia moglie. Vogliono essere la parte attiva. E quelle che sono morte di dentro, del tutto morte; e lo sanno. E quelle che ti fanno uscir l'uomo prima che abbia realmente goduto, e continuano a contorcere le reni finché godono contro le sue cosce. Ma quelle sono soprattutto le lesbiche. E' straordinario quante donne siano lesbiche, consapevolmente o no. Mi sembra che siano quasi tutte lesbiche.”
(da: L'AMANTE DI LADY CHATTERLEY di David Herbert Lawrence, 1928)

Censurato nella Gran Bretagna vittoriana, è stato forse tra i primi romanzi erotico della letteratura contemporanea. Mi chiedo se le donne siano ancora così. Se Lawrence fosse un ottimo fotografo dei suoi tempi.
Questo libro mi è parso un po’ un pamphlet sul sesso con il pretesto del romanzo, una sequela di filosofie e ragionamenti sul sesso e sull’eterno scontro fra borghesi, nobili e miserabili alla ricerca di un’ascesa sociale.
Leggere ora questo libro può far sorridere, di spinto c’è ben poco, soprattutto nelle descrizioni degli amplessi di Constance “Connie” Reid Chatterley. Ma alcuni passaggi danno da pensare.
Al di là di questo, Lawrence non ha la penna di Flaubert, anche se ha tirato fuori un interessante personaggio, un uomo tenero ma spigoloso come Mellors, appunto, l’amante della nostra Connie. Fino al tredicesimo capitolo c’è qualcosa di irritantemente attuale nelle elucubrazioni mentali di quella donna che tuttavia non arrivano minimamente a quella rompiscatole di Emma Bovary, piena di amanti e troppo incline all’innamoramento da romanzo. Poi finalmente, Connie scopre che può godere con l’uomo che ama e finalmente si da una smossa. Anche qua: si può godere anche se non si ama un uomo? Ci si può lasciare andare con intensità tale da non stare lì stese come tavole? Si può desiderare un uomo solo intellettualmente, senza voler instaurare un rapporto fisico, o arrivare a voler far sesso solo perché si vuole un uomo accanto?Mi sa che Lawrence ci abbia azzeccato, e che in fondo, le donne(con il punto G imboscato) e gli uomini(dall’orgasmo facile) siano sempre uguali.
Si dice sempre che un uomo sia capace di rompere senza indugi quando si scoccia. Una donna no. Si trascina nelle false apparenze, tra amanti e amori fasulli, e si consuma in sospiri e fantasticherie.
E’ così? O esistono donne capaci di calcolo, di capire quando è ora di sganciarsi? Di prendere il sesso per ciò che è: un’alchimia di sensazioni e pulsazioni?
Quando leggo questo tipo di romanzi, non posso che essere solidale con gli amanti spezzacuore. Perché ci sono donne che non si rassegnano all’evidenza, ho amiche disinvolte, sessualmente parlando, che poi però si perdono davanti a uomini che dicono loro chiaramente: non ti voglio, non ti darò ciò che vuoi emotivamente.
Alla fine più antipatico di tutti è solo sir Clifford, che è la versione sacrificale maschile di Emma Bovary. Per fortuna questo libro, che comunque è piacevole anche se poteva venire più breve, finisce prima.

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