Titolo: La bambina con il basco azzurro
Autore: Daniele Nicastro
Genere: fiaba, fantasy
Editore: Runde Taarn
Collana: Fantasy
Pagine: 118
Anno di pubblicazione: 2011
ISBN: 9788861201330
Prezzo: €15,00
Formato: Brossura
Sito web:La bambina con il basco azzurro
La bambina con il basco azzurro è un libro bel-lis-si-mo!
È un libro ben scritto, mi ha fatto pensare al “Piccolo Principe”, non per la trama, ma perché è un libro che ha più livelli di comprensione. E’ un libro per ragazzi(ni), scritto con un approccio simpatico, accattivante. Ma è anche un libro che può piacere ad un adulto, perché consente al lettore di immedesimarsi a fondo nella storia, in modo più maturo, in un viaggio quasi allegorico.
Le protagoniste del libro sono una bambina senza nome che indossa sempre un basco azzurro e il suo riflesso che, come si scoprirà nel libro, ad un certo punto si renderà conto di avere una vita propria e di essere più forte e determinata della sua copia originale. A causa della sua natura e del suo “risveglio” improvviso, incontrerà in Buio un nemico feroce, e in un passerotto, un coniglio e un bel gatto dei preziosissimi alleati. Il finale è inaspettato ma molto bello.
Una piccola nota: ci sono dei passaggi in cui la bambina “reale” e il suo riflesso si parlano. Essendo entrambe sprovviste di nome di battesimo, la lettura a volte rischia di complicarsi, ma basta leggere con attenzione perché Daniele Nicastro è riuscito a superare l’inghippo con abilità.
I conigli nelle storie fanno pensare subito ad "Alice nel paese delle meraviglie”, ma questo non ha nulla a che fare con quel libro, ovviamente. Anzi, trovo che Daniele Nicastro sia stato capace di scrivere con la giusta delicatezza una storia che ricorda le vere favole di una volta, che sembrano simpatiche, leggere, ma poi celano una morale e una dinamica anche dure, che riescono a raccontare anche ai bambini gli aspetti più drammatici della vita come la paura, la morte, l’invidia, la cattiveria, le difficoltà.
Non amo fare dietrologie e cercare significati reconditi nei libri. Tuttavia, trovo che questo libro meriti di essere letto e di avere successo, perché è tutto fuorché una storiella.
Ha solo un difetto: il costo. 15 euro per un libro di 118 pagine è troppo. E non si tratta di crisi. Daniele Nicastro è al suo romanzo di esordio, in altre parole, è un uno sconosciuto. Per quanto possano essere costate la copertina – molto bella a mio avviso -, la tipografia e l’impaginazione, meglio ridurre il costo di 3-4 euro e vendere 100 copie in più, anche se più a lungo nel tempo, no? Spesso i libri validi come questi vengono ammazzati da costi eccessivi; intendiamoci, sono eccessivi anche i 16 euro per le 150 pagine scarse di Camilleri che ultimamente pubblicava la Sellerio, ma almeno Camilleri ha un nome; al contrario, un nuovo scrittore andrebbe aiutato maggiormente, incoraggiando il lettore ad acquistare il libro, per altro ben confezionato. "
La bambina con il basco azzurro" si presta a molte cose: cinema, teatro, anche cd audio. Se raggiunge il giusto successo, secondo me potrebbe ispirare molte belle cose.
Non mi è facile recensire questo libro perché non ho validi
termini di paragone. Quindi mi limiterò ad esprimere un’opinione sul libro in
sé, indipendentemente dal genere di cui fa parte.
Io l’ho trovato molto bello.
Questa ragazza del Colorado, Alexa, che finisce suo malgrado
nel mondo di Llandrana ed è costretta ad adempiere il suo destino, è un
neoavvocato minuto ma forte e determinato, con un enorme Potere, con il quale
deve distruggere un male non bene identificato.
La cosa che mi ha affascinata di più è stata proprio il
“Potere”. Non posso anticipare molto, ma è un potere totalizzante, basato
sull’unione, sulla fiducia, che non ha eguali, sia per come viene creato che
per come (soprattutto) viene impiegato.
Non ci sono molti combattimenti, ma mi sembra che ciò che
interessa all’autrice sia più che altro dare risalto ad una forma di magia che
descrive ampiamente nel corso del libro.
E poi, non mancano gli animali magici e le creature fatate,
ce n’è una, in particolare, molto buffa, che cambia forma di continuo.
La seconda cosa che ho molto apprezzato nella narrazione è
stata il ritmo. Owens non indugia
su infinite descrizioni o introspezioni freudiane, d’altra parte il libro non è
grande, sarebbe stato noiosissimo (de gustibus!).
Infine, mi ha stupito il fatto che la protagonista non
capitasse in un mondo accogliente, ma incontra di continuo ostilità,
resistenza, antipatia, persino repulsione, in questo mondo, il che rende la sua
permanenza molto difficile e complicata, anche perché non capisce una parola di
questo posto.
Io mi sento di consigliarlo, è un libro gradevole, con
qualcosa di molto “umano”, nel senso che tocca dei bei sentimenti e allo stesso
momento è fantasioso. Non credo sia un libro molto famoso, non in Italia
almeno, perché non ho trovato molti libri in vendita o recensioni, ma mi
piacere sapere cosa ne pensano i lettori di fantasy.
Zho tanto
sonno e a letto me ne andrò, sotto le coperte tutte le parole fanno capriole e
una fiaba sognerò.
Oggi mi è tornata in mente questa vecchia filastrocca che ho imparato oltre dieci anni fa durante un camposcuola, se non ricordo male. Per paura di dimenticarla, la scrivo qua.
Io l'ho imparata cantando, ma non ho una base musicale da mettere qui.
Due strade divergevano in un bosco d’autunno
e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe,
essendo un sol viaggiatore, a lungo indugiai
e ne fissai a lungo una, più lontano che potevo
fino a dove si perdeva nel sottobosco.
Poi presi l’altra, che era buona ugualmente
forse con pretese migliori,
e forse sembrava messa meglio,
perché era erbosa e meno calpestata;
sebbene in realtà le tracce fossero uguali in entrambe le strade.
Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie
che nessun passo aveva annerito.
Oh, mi riservai la prima per un altro giorno,
anche se, sapendo che una strada porta verso un’altra strada,
dubitavo sarei mai tornato indietro.
Questa storia racconterò con un sospiro
da qualche parte, tra molti anni:
due strade divergevano in un bosco ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui ogni differenza è venuta. Robert Frost (1874 – 1963), poeta statunitense
Questa poesia è bellissima per il suo profondo e chiaro significato. La vita, molto spesso, ci si presenta come un bivio. A volte vale la pena di prendere la via meno battuta, vincendo la paura e cedendo alla curiosità.
Cosa
succede se un Vichingo che vuole accedere al Walhalla ci riesce solo morendo
onoratamente salvando delle suore cattoliche? (sottotitoli in italiano)
L'ho trovato molto bello e anche dolce, per il
modo in cui il protagonista trova l'ispirazione e riempie la vita dei lettori
con la luce. Senza contare che l'intera scenografia - in parte “ispirata a Steamboat
Bill Jr.” con Buster Keaton e al ciclone de Il Mago di Oz - è originale e
divertente.
Inoltre, se vi piace Humpty Dumpty, apprezzerete
maggiormente questo microfilm, in cui il famoso uovo delle storie di mamma Oca,
ha un ruolo niente male. Buona visione. ps.: è muto, quindi non c'è bisogno di conoscere l'inglese ^^
Quali
siano i vostri canoni estetici, si può dire che sia di aspetto gradevole.
Probabilmente ha una trentina d’anni, forse qualcuno di meno. Per un attimo,
non pensate a lui come ad un soldato, ma come ad un uomo qualsiasi. Potrebbe essere
un qualunque giovane dall’aria taciturna, un operaio o uno studente. E’ stato
rapito dal suo villaggio mentre andava a scuola, dove i suoi genitori, due
insegnanti, lo avevano iscritto. Aveva una decina di anni. Come tutti i bambini
del suo villaggio, pare gli fosse stato insegnato che se i ribelli ti rapiscono
devi dargli un nome falso oppure, se scappi o succede qualcosa che non è di
loro gradimento, risaliranno al tuo villaggio e uccideranno tutti. E’ stato
rapito dall’Esercito di Resistenza del Signore (o Lord's Resistance Army -
LRA), una forza ribelle armata che cerca di stabilire la teocrazia cristiana
(con contaminazioni islamiche e animiste), guidato dal leader spirituale Joseph
Kony(in basso).
L’LRA
invade i villaggi. Cerca di sconfiggere le forze armate dello Stato. Mutila
brutalmente chiunque, massacra di botte chiunque. Stupra le donne. Costringe le
persone ad uccidere i loro parenti e a trasportare i ribelli che rimangono uccisi
nei conflitti. Ruba divise militari e armi quando ne trova. E soprattutto, in
quasi 26 anni di attività, vissuti tra le foreste ugandesi e sudanesi, ha rapito
oltre 20mila bambini.
Le
bambine diventano schiave del sesso/soldatesse/incubatrici per i loro figli.
I
bambini – perché se sono più piccoli possono essere soggiogati – come prima
cosa vengono picchiati con una verga. Ripetutamente. Per far capire chi comanda
e a cosa devono imparare a resistere. Dopo una filippica sull’LRA, spiegano
loro che devono dimenticarsi del loro passato. Poi segnano i loro nomi su un
taccuino, per far capire ai ragazzini che sanno tutto di loro e che non si
scappa dall’LRA. Non è concesso piangere, né mostrarsi troppo pensierosi o
nostalgici. Non è permesso esitare o disubbidire agli ordini, o perde munizioni
o armi, né scappare, né cucinare o avere rapporti o mangiare determinati
alimenti durante il ciclo mestruale. In tutti questi casi si è puniti con un
sacco di botte, il più delle volte si muore per mano degli ex compagni, spesso
appena adolescenti. Alle reclute viene detto che se l’esercito regolare li
rapisce, saranno uccisi.
L’esercito
di Kony costringe, ogni tanto, giusto per provare la loro forza di resistenza e
volontà, i ragazzini a bere un po’ di sangue dei morti, a rotolarsi nella pozza
di sangue, a mangiare seduti su un cadavere appena ucciso. Ogni tanto, all’improvviso,
uno dei soldati alti in grado si avvicina ad un bambino e lo fa stendere: “Tu vuoi
tornare a casa, lo so. E vero?” Poi lo fa rialzare. E il bambino capisce che
non ha via di scampo, che Kony e company gli leggono nel pensiero e il terrore
che ha provato in quel momento, la paura di essere ucciso all’istante, basta a
fargli dimenticare della sua famiglia.
In
una simile situazione o ti adegui o muori, e siccome l’istinto alla sopravvivenza
è forte in ogni essere vivente, questi bambini diventano dei giovanissimi
soldati, in età in cui si leggono le favole e si ha bisogno dei genitori più di
tutto.
L’uomo
della foto ha seguito la stessa sorte dei tantissimi bambini rapiti.
Però,
rispetto a loro, aveva una marcia in più.
Tutti
coloro che sono riusciti a fuggire e sono stati invitati a parlare di lui lo
hanno descritto come leale, obbediente, uno stratega in grado di animare il più
codardo degli uomini, coraggioso o forse temerario, in grado di sopravvivere
alle guerre più aspre.
Siccome
molti, fra gli alti vertici, sono stati o eliminati dal capo Kony o uccisi
durante i combattimenti contro gli eserciti regolari, l’ex bambino soldato ha
fatto carriera molto in fretta, diventando il numero tre dell’LRA.
Guardate
quest’uomo. Si chiama Dominic.Dominic “Odomi” Ongwen. Probabilmente “Ongwen” è
un cognome inventato.
C’è
un’altra cosa che tutti dicono di lui: è crudele. Molto crudele.
Dominic
Ongwen é un criminale di guerra. Nel 2005, la Corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato internazionale di arresto nei suoi confronti. Nel 2006, fu prima dato per morto dopo un conflitto armato
contro l’UPDF (Uganda Peoples Defence Force) e poi si scoprì che in realtà era
vivo e vegeto e si era spostato nel sud Sudan.
E’
il più giovane criminale di guerra ed il primo ad essere imputato per le stesse
cose che lui ha subito: 3 imputazioni per crimini contro l’umanità, 4
imputazioni per crimini di guerra, incluso trattamenti inumani contro i civili,
omicidio e saccheggio. Per questo c’è chi pensa che andrebbe riabilitato nella
comunità ma chi è sopravvissuto ad atroci mutilazioni, è stato costretto ad
imbracciare un fucile per uccidere un bambino, o ha visto rapire suo figlio,
chiede che Ongwen sia processato e sbattuto in carcere.
Per
la prima volta, ieri ho visto questo video di “Invisible Children Inc”. Si tratta
di un’associazione apolitica composta da tre giovani registi statunitensi volati
in Darfur (Sudan) per documentarne il genocidio salvo poi scoprire invece
un’altra guerra in corso nel nord del Sudan. Ne è nato un documentario
“Invisible Children” (bambini invisibile) che denuncia i crimini perpetrati da
Kony e i suoi. Ne è seguita anche una campagna: “Kony 2012” per rendere famoso Joseph Kony, non al fine di
trasformarlo in una celebrità alla stregua di un attore cinematografico, bensì
per far conoscere a tutti che genere di mostro sia e per creare un’opinione
pubblica in grado di pressare gli Stati ad agire contro di lui. Purtroppo è
solo in inglese, ma basta vedere le immagini per capire di cosa si tratta.
C’è
chi accusa l’associazione di fare un lavoro sporco, usando tutto ciò per
intascare i soldi dalle raccolte fondi a sostegno dei bambini sudanesi che
riescono a sfuggire alla morsa dell’LRA.
Tuttavia,
non è necessario mettere mano al portafoglio.
La
prima cosa è far sì che il mondo conosca Kony. Perché dobbiamo sapere vita, morte
e miracoli di Bin Laden e non di Kony? Ogni tanto L’LRA manda a prendere una
trentina di persone da un villaggio per fare un sondaggio sul suo grado di
popolarità e gradimento presso le popolazioni locali, una specie di centro
statistico fai-da-te.
Io
non me la sento di fare discriminazioni. Come Mladić, Hitler o Saddam anche Kony merita
tutta l’attenzione mondiale, perché negargliela? Magari qualcuno al prossimo sondaggio glielo dice.
Sempre
meglio sapere una cosa in più. A me che sto a km di distanza dall’Uganda non
cambia niente, ma tra stare qui con le lacrime agli occhi per l’orrore e aumentare
le voci che ne parlano be’, scelgo la via del purché se ne parli.
Secondo alcune persone è strano che se ne parli solo
adesso (tesi del “a chi giova?” tipico dei nostri tempi), secondo altri ognuno
deve farsi i fatti propri, altri ancora ritengono siano una battaglia persa in
partenza.
La
guerra comporta l’annientamento fisico del nemico, ma è davvero un nemico una
quindicenne a cui si tagliano la bocca e le orecchie per puro spirito sadico?
Cosa si deve dimostrare? Quale messaggio si deve lanciare?
Dominic Ongwen con Lucky Kidega (UPDF), Walter
Ochora (Resident District Commissioner Gulu) e il vescovo Nelson Onono-Onweng
durante uno degli incontri con i ribelli nella foresta.
Le
due foto che ho postato sono le uniche sul web in cui si vede Dominic Ongwen
sorridere.
Il
suo volto mi ha stupito perché spesso i criminali di guerra hanno un volto
serioso, degli occhi duri e iniettati di sangue e in genere hanno superato i
quarantacinque anni. E mi sono chiesta come mai un volto del genere fosse al
servizio di Kony.
Il kit della campagna di Invisible Children
Se mai lo arresteranno, dirà di essere stato costretto e di
non avere avuto scelta. Probabilmente è così, finché non ha deciso di andare
oltre. Allora non bastano i suoi sondaggi e il fatto che chieda dei genitori e della
famiglia per ritrovare l’umanità.
Non
sarà il carcere a rendere una vera giustizia, ma farà in modo che ci sia un
pericolo in meno per la popolazione di quel luogo, che ha almeno il diritto di
dormire sonni tranquilli.
Shanghai Devil è il nuovo fumetto edito da Sergio
Bonelli e scritta da Gianfranco Manfredi.
Grazie a Dylan Dogg, di cui sono innamoratissima,
ho scoperto il mondo della Bonelli editrice e quando questa nuova serie è
uscita in edicola non ho potuto far altro che comprarla. Mi è piaciuto subito
sia per la storia – a me personalmente non è mai capitato di leggere di fumetti
ambientati in Cina che non avessero a che fare con i manga, inoltre ho una
naturale simpatia verso i romani – sia per la notevole attenzione alla
sceneggiatura.
Manfredi ha scritto nel primo episodio di Shangai
Devil “Il trafficante d’oppio” che
Shanghai Devil
nasce da Volto nascosto, serie a fumetti di 14 episodi in uscita dall’ottobre
del 2007. Il protagonista di quella serie, il giovane romano Ugo Pastore, si
era trovato coinvolto nella prima guerra coloniale italiana, in Etiopia, contro
l’imperatore Menelik II, e, in quelle circostanze, aveva conosciuto un
affascinante e misterioso guerriero mascherato (Volto nascosto, appunto) che,
dopo la guerra e prima di ritirarsi definitivamente nel deserto, gli aveva
fatto dono della sua maschera d’argento. Tornato a Roma, Ufo, benché erede di
una cospicua fortuna, era profondamente disilluso, perché colpito negli affetti
e nelle speranze da eventi molto tragici. Lo ritroviamo, in questa nuova serie,
in un contesto completamente diverso, cioè in Cina, dove suo padre Enea, agente
della compagnia commerciale Caput Mundi, si è trasferito per affari.
Come specifica Manfredi, Shanghai Devil è una serie autonoma
che si può leggere tranquillamente senza conoscere Volto nascosto. Ciò che mi
piace di Ugo Pastore è il realismo con la quale é stato realizzato, non tanto
da un punto di vista grafico, quando caratteriale e dal punto di vista delle
sue (dis)avventure: si innamora di una bellissima prostituta, è un occidentale
singolare che non intende avere la meglio sui cinesi, anzi, finisce per salvare
un sovversivo e diventa amico di un attore teatrale, segue lezioni di lingua e
cultura cinese, la sua identità viene scoperta, è un abile pistolero anche se
poi non riesce a sparare a sangue freddo, sa difendersi ed è agile ma non si sa
mai se nella lotta corpo a corpo possa avere la meglio, mi pare essere un
idealista, più che un classico eroe della Marvel, che si scontra con una realtà
difficile, piena di compromessi e zone oscure. Su ubc Fumetti, trovate maggiori dettagli.
Unica nota dolente: come sempre c’è il rischio di non
riuscire a trovare le copie, a meno che non ci si sia prenotati per tempo,
perché come al solito, all’inizio le edicole vengono inondate di giornali, poi
man mano che la collana va avanti, la distribuzione scema. In alcuni posti non è
nemmeno arrivato il fumetto.
In ogni caso, per sapere qualcosa di più sul fumetto potete
andare sulla pagina del fumetto,
mentre per ordinare gli
arretrati di Shanghai Devil, cliccate qui.